Il tratto Adriatico dell’antica Via Francigena, dal XI secolo in poi, prese anche il nome di Via Romea per indicare la destinazione finale: Roma.
Alberto nacque verso la fine del XII sec. e divenne nel 1232 Abate del Monastero Benedettino della Santa Vergine Maria di Stade, allora importante città anseatica portuale situata alla foce del fiume Elba, in Germania. Nel convento, molto influente grazie alle proprietà terriere, l’Abate Alberto riconobbe la necessità di inserire una disciplina ecclesiastica più rigida, secondo il modello delle regole cistercensi. Dovendo ottenere a questo scopo il permesso di Papa Gregorio IX a Roma, iniziò il viaggio verso Roma, il centro del cristianesimo. Il Papa diede il suo beneplacito alla riforma desiderata, ma i confratelli e l’arcivescovo di competenza, quello di Brema, la rifiutarono, interessati più un equilibrio di potere con la casata dei Welfen che ad un ulteriore impegno per la riforma del monastero. Deluso, Alberto si dimise dalla sua carica ed entrò nel convento dei Frati Minori di San Giovanni (votato all’ideale di povertà francescano), della città di Stade. Qui si dedicò alla stesura, oltre a quella di alcune opere teologiche, dei cosidetti Annales, una cronaca in latino dei più importanti avvenimenti ecclesiastici e politici del suo tempo. Inserito in quest’opera si trova il dialogo fra i due monaci, Tirri e Firri, a proposito delle migliori vie per un pellegrinaggio verso Roma. Nel dialogo, scritto in forma di racconto, come spesso si faceva nel medioevo, l’Abate fornisce diversi itinerari con dati precisi su luoghi a distanze da attraversare, sulle condizioni della strade e indicazioni esatte sulla lunghezza delle singole tappe in miglia tedesche. Il viaggio dell’Abate Alberto, è oggi il percorso ufficiale della via Romea Germanica.
La via partiva dal Brennero, percorreva il Veneto e la Romagna. A Faenza, Forlì e Cesena prendeva diverse ramificazioni per attraversare gli Appennini e giungere in Toscana. Da Forlì il percorso attraversa la Valle del Bidente: la prima città che si incontra è Meldola, per proseguire poi a Cusercoli, Civitella di Romagna, Galeata, Santa Sofia, Campigna.
Tappa 72 Provenendo da Ravenna, lungo via Ravegnana, dopo aver attraversato la località di Borgo Sisa e scavalcando l'A14, giungiamo a Bagnolo sulla Via Cervese. Attraversiamo con attenzione la via, piuttosto trafficata, giriamo a destra, scendiamo subito a sinistra e prendiamo Via Rustignoli, poi Via del Santuario, fino a giungere al Santuario di Fornò, sito della Comunità Papa Giovanni XXIII. Esso rappresenta uno dei monumenti più singolari del territorio forlivese, poiché in modo inconsueto per l'epoca adotta una pianta centrale. Dopo aver ammirato questo particolare luogo di culto imbocchiamo via Durazzo a destra, fino ad arrivare alla Via Emilia: 300m a destra e siamo alla chiesa parrocchiale del Ronco, dopo aver attraversato il fiume. Per arrivare al centro di Forlì, P.za Saffi e Basilica di San Mercuriale, occorre percorrere 4km su marciapiede lungo la Via Emilia.
Tappa 73
La Basilica di San Mercuriale, risalente al XII secolo, sorge nell'antica sede della Basilica/Cattedrale di Santo Stefano. Il campanile di stile lombardo è opera di Francesco Deddi che lo iniziò nel 1178, ma fu rimaneggiato in epoche successive. All’interno della chiesa vi sono numerose opere d’arte monumentali e pittoriche tra le quali dipinti del Palmezzano. Altri punti interessanti di Forlì sono P.za Saffi, Corso Diaz, Corso Garibaldi, via Maroncelli, P.za Ordelaffi con il Duomo e il Palazzo della Prefettura.
Dal centro della città torniamo indietro lungo la Via Emilia fino alla Chiesa del Ronco e seguiamo il corso del fiume Ronco, fino ad arrivare a via Selbagnone. Giriamo a sinistra e dopo 700m a destra prendiamo la carrareccia, in leggera salita, che dopo altri 700m ci porterà sulla SP 99; attraversiamo la strada e continuiamo per 200m fino a via Fratta e al centro parrocchiale, oggi sede della Protezione Civile di Bertinoro, punto di informazione e di pronto intervento anche per i camminatori. Siamo sopra gli stabilimenti termali di Fratta Terme. Continuando su via Fratta, in salita, raggiungiamo il crinale che separa la valle del Ronco dalla valle di Fratta Terme, che lasciamo alle nostre spalle; camminiamo in mezzo a vigne e ville, per circa 2 km, quando incontriamo un quadrivio: continuiamo il cammino diritto per 300m, poi scendiamo a destra per 1km e arriviamo sulla strada per Teodorano; giriamo a destra e, dopo 1km., raggiungiamo Meldola, attraversando il Ponte dei Veneziani. Superato il Ponte dei Veneziani, se vogliamo andare al centro della cittadina, prendiamo a destra Via Cavour.
Da non perdere il bosco di Scardavilla, sede di un monastero ed una chiesa Settecentesca, il Loggiato Aldobrandini, interessante esempio di loggiato rinascimentale a due piani, e la Rocca. Probabilmente risalente all’anno 1000, la Rocca è stata teatro di dominazione dei Montefeltro prima, degli Ordelaffi e dei Malatesta poi. Baluardo militare, venne convertita a residenza privata da Leonello Pio da Carpi.
Proseguendo sulla strada statale 310 del Bidente, a circa 25 km da Forlì, si incontra Cusercoli.
Tappa 74
La storia di Cusercoli, nel territorio del comune di Civitella di Romagna, dipende da quella del castello che domina la città. Esso fu costruito sul luogo dove già esisteva un impianto tardo romano. Proprio il caratteristico sperone roccioso su cui sorge il borgo, che sbarra la valle del Bidente e costringe il fiume a deviare dal suo corso, fece generare una leggenda, che attribuisce la creazione del massiccio sperone ad opera del mitico Ercole. La prima rocca medioevale risale al XII secolo. Nel XIV secolo fu aggiunto al complesso un palazzo fortificato, adibito a residenza del feudatario. Successivamente vennero ampliate le mura ed una seconda cerchia racchiuse l’intero borgo circostante.
Dopo una breve risalita arriviamo in vista della località Castagnolo, con la chiesa diventata un romitorio, il cimitero abbandonato, e numerose case coloniche che ci accompagneranno fino al ponte sul fiume. Attraversiamo il fiume e saliamo verso la SS4 che attraversiamo e seguiamo per 200m a destra, possibilmente camminando lungo il campo: scendiamo sulla strada, superiamo un ponticello e giriamo a sinistra e saliamo lungo via Ferruccio Parri che seguiamo fino al centro del paese; passiamo davanti alla Rocca di Civitella, giriamo a sinistra, attraversiamo a destra la piazza e prendiamo via Bruno Buozzi, che lasciamo dopo 200m per girare a destra ed avviarci verso il fiume che raggiungiamo e attraversiamo dopo 600m. Seguiamo la strada asfaltata per 700m, girando a sinistra al primo bivio; lasciamo la strada per scendere a sinistra ancora verso il fiume: passiamo vicino a due case coloniche, poi costeggiamo il fiume lungo una grande ansa per arrivare in un allevamento di cavalli. Attraversato l’allevamento risaliamo e superiamo un’azienda agricola per giungere nelle vicinanze della Chiesetta del Pantano, a destra, risalente all’anno mille; giriamo a sinistra e percorriamo per circa 2km la via che ci porterà direttamente a Galeata, passando per la zona archeologica della Villa di Teodorico. Entriamo in paese percorrendo prima via Matteotti, poi via IV Novembre. Proseguiamo per via Zanetti, via I° Maggio e via Castellucci (SP4). Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente il centro abitato si spostò più a valle, dove sorge l’odierna Galeata, alla fine del V secolo d.C., in cui si colloca tradizionalmente l’insediamento di due opposte comunità, quella del giovane eremita Hilarius (ormai italianizzato in Sant’Ellero) e quella del re Teodorico. È in questo periodo che nasce la potentissima Abbazia di S. Ellero. Saliamo dunque a Sant’Ellero prendendo la suggestiva Via delle Celline per visitare l’Abbazia e quindi torniamo sui nostri passi sulla SP4. Dopo 1km raggiungiamo Pianetto e successivamente a Santa Sofia.
Tappa 75
Visto dall’alto delle colline che bordano l’alta valle dov’è adagiato, il paese di Santa Sofia ci appare come una copia miniaturizzata di Firenze coi suoi lungofiume di pietra grigia ed i suoi palazzi di stile toscano che si rispecchiano nelle acque del Bidente che l’attraversa. Del resto la cittadina, attualmente in provincia di Forlì-Cesena, per oltre mezzo millennio ha fatto parte del Gran Ducato Toscano. Il paese è sorto in antico attorno a due distinti nuclei fortificati che si fronteggiavano sulle opposte sponde del Viti (oggi Bidente) dei Romani: sulla sinistra una fortezza antilongobarda dei bizantini – da qui il nome di Sofia; sulla destra un presidio fortificato di truppe romane. Coi secoli le due sponde sono state interamente occupate dalle abitazioni. Si è così formato un complesso urbano caratterizzato da numerosi palazzi di eccezionale valore estetico-architettonico. Santa Sofia è stato un “paese di frontiera” fin dal tempo degli Umbri e degli Etruschi, rimasto tale fino all’anno 1859. Fino all’unità d’Italia infatti, una linea di confine lo tagliava in due: da una parte era Granducato di Toscana, dall’altra Stato della Chiesa (Luciano Foglietta). Da non perdere, fermandosi in città, la Galleria d’arte moderna “Vero Stoppioni”, che ospita ogni anno il Premio Campigna e numerose opere dell’artista Mattia Moreni e il borgo di Corniolo, con la pieve romanica dedicata a S. Pietro, dove è esposta una ceramica dei fratelli Della Robbia. Attraversando la parte più antica del borgo si sale fino alle case costruite sui bastioni dell' antico castello. Da lì arriviamo, dopo essere passati dal Parco delle Foreste Casentinesi in località Campigna, a Bagno di Romagna, attraversando l'Alta Valle del Savio. Da qui in poi i pellegrini continuavano il percorso attraverso la Toscana.
A cura della Redazione di Turismo Forlivese, Piazza Saffi 8, 47121 Forlì - iat@comune.forli.fc.it - Tel. 0543 712362
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