L'insediamento originario era composto da
una chiesa piccola e semplice, con aula a tre navate e tre campate,
oltre a due cappelle absidali, con annesso convento sul lato
meridionale. Il campanile è sempre stato nella posizione
attuale, come confermato da alcuni elementi architettonici
gotici.
La chiesa è, nei primi secoli, un
cantiere aperto. Dopo la morte del beato Salomoni viene aggiunta
l'omonima cappella, posta in adiacenza alla facciata nord
dell'aula. Fra il XIII e il XV secolo l'aula viene rinnovata ed
ampliata, con l'aggiunta di quattro campate. L'originario spazio
tripartito viene modificato in un'unica grande navata,
rappresentativa del crescente ruolo dei domenicani e funzionale
alla predicazione
In epoca rinascimentale e barocca la
chiesa è interessata da importanti opere di abbellimento,
decorazione e arredo, che cambiano l'aspetto interno pur senza
alterarne la struttura. E' di questo periodo la ricca decorazione
della cappella Albicini.
Agli inizi del XVIII secolo prende il via
il cantiere del grande rinnovo, secondo una impostazione
neoclassica, essenziale ed assolutamente moderna, di ampio respiro,
proiettata nel futuro. L'aula viene ampliata in larghezza,
arretrata la facciata, omogeneizzate le cappelle laterali,
ricostruito un abside più ampio e monumentale. Gli apparati
decorativi a stucco, di notevole qualità e dimensione, sono
affidati al luganese Antonio Martinetti. Lo stato attuale è
in gran parte frutto dell'intervento settecentesco.
In età napoleonica la chiesa resta
aperta al culto e sostanzialmente conservata. Con la restaurazione
rientrano i domenicani, ma nel 1867, con la definitiva soppressione
da parte dello Stato Italiano, la chiesa viene chiusa, spogliata e
trasformata in maneggio militare.
Inizia una fase di progressivo degrado, che culmina con l'abbandono ed il conseguente crollo (1978) di parte della copertura e della facciata meridionale, infine, a partire dagli anni '90, il Comune avvia il processo di graduale recupero che ha portato al completo restauro.