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Forlì - Il sistema difensivo

Il più antico sistema difensivo della città fu quello idrografico, ma a partire dal basso Medioevo si evidenziò la necessità di potenziare le difese con mura, porte e torri.


Informazioni turistiche

Indirizzo: Piazza Saffi, 8 (Sala XC Pacifici), 47121 Forlì (FC), Italia
Telefono: +39.0543.712435/712444
Fax: +39.0543.712755
Mail: iat@comune.forli.fc.it

Itinerario

Torre Comunale - Torre Numai - Rocca di Ravaldino



Itinerari dettaglio

Fino al XIII secolo la città, chiusa tra il corso del fiume Montone e quello del Rabbi, si espanse verso sud ovest senza un vero piano regolatore.
Al centro dell'espansione urbana si trova la Torre Comunale, il mastio trecentesco che, insieme alla Torre Numai, dominava il territorio mantenendone il controllo visivo.
In età rinascimentale si definì l'assetto degli attuali rioni, i quadranti corrispondenti all'intersezione dei due assi viari: borgo Cotogni, borgo San Pietro, borgo Schiavonia, borgo Ravaldino.


Già a partire dal basso medioevo si evidenziò la necessità di potenziare le difese attraverso un sistema integrato di mura, porte e rocche.
Luogo deputato alla difesa fu la zona in direzione di Cesena, dove nel XV secolo sarebbe sorto il complesso fortificato della Rocca di Ravaldino .
Nello stesso periodo fu organizzato un presidio nel lato occidentale della città, la Rocchetta di Schiavonia, per il controllo dell'accesso da Faenza.


Analoghe fortificazioni furono edificate negli snodi di Porta San Pietro e Porta Cotogni. Il primo nucleo difensivo è riconoscibile nel toponimo Ravaldino, che doveva indicare un primitivo rivellino, integrato, tra il 1360 e il 1371, da una rocca di cui rimangono tracce per lo più interrate.
Nel 1471, quando il passaggio a nuove strategie offensive derivate dall'introduzione delle artiglierie da fuoco impose un adeguamento delle strutture difensive, Pino III Ordelaffi commissionò all'architetto fiorentino Giorgio Marchesi, collaboratore di Francesco di Giorgio Martini, la progettazione di un aggiornato complesso fortificato, a cui venne affiancata, nel 1481 su commissione di Girolamo Riario, una cittadella presidiata da rivellini.


Caterina Sforza vi fece poi erigere un palazzo residenziale, Il Paradiso. La fortificazione di Forlì apparteneva alla tipologia delle rocche di pianura del periodo di transizione: bastionata e articolata in corpi che tra loro interagivano attraverso cortine, fossati, ponti levatoi e rivellini, è stata studiata come un'opera di ingegneria militare adeguata alle moderne tecniche di guerra del periodo. Il rigore geometrico con cui furono collocate le bombardiere ha rivelato un attento studio della balistica. Il mutamento rapido delle armi da fuoco e delle strategie militari portarono l'edificio a una rapida obsolescenza. Come gran parte delle rocche, già nel corso del 1500 fu trasformata in luogo di reclusione.


Tra il XVII e il XVIII secolo fu edificato nel corpo della fatiscente Rocchetta di Schiavonia un arco monumentale di impianto barocco, pensato non più come filtro, ma come ingresso alla città, porta aperta sui traffici e sul commercio.
E' l'unica porta sopravvissuta alla ristrutturazione urbanistica ottocentesca che previde per la città moderna lo sventramento della cintura di contenimento delle mura e l'abbattimento delle porte.


Oggi, degli oltre 5.000 metri, restano scarsissime tracce: due avanzi di torrioni della rocchetta di Schiavonia, in Piazzale Porta Schiavonia, e gli ultimi consistenti spezzoni della cinta murata lungo la via del Portonaccio.



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Ultimo aggiornamento venerdì 19 marzo 2021

 

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