Il territorio di Forlì, terra di origine di Benito
Mussolini, è ricco di testimonianze architettoniche
attribuibili al Razionalismo, corrente artistica sviluppatasi in
Italia intorno agli anni '20 con l'intento di ridisegnare un nuovo
stile più adatto al regime fascista, di cui molti giovani
architetti, come Giuseppe Terragni e Giuseppe Pagano, furono
sostenitori convinti. Si presenta come una sorta di "neoclassicismo
semplificato" che si può fare rientrare in quella serie di
tendenze definite dai critici col termine Monumentalismo,
caratterizzata da planimetrie simmetriche e bloccate, particolari
architettonici classici con rivestimenti in lastre di marmo,
ritmici porticati, colonne, archi simmetrie. Si costituì
successivamente anche il Movimento italiano per l'Architettura
Razionale, che raccoglieva quasi 50 architetti da tutte le regioni
italiane e che fu successivamente sciolto per le polemiche tra i
sostenitori della vecchia accademia e gli esponenti più
rivoluzionari.
Si parte da Forlì per poi andare a visitare altri due
paesi caratterizzati dall'architettura razionalista: Castrocaro
Terme e soprattutto Predappio
Itinerari dettaglio
Forlì La spinta di
modernizzazione di quella Forlì 'vecchia e un po' romantica'
venne dal Conte Ercole Gaddi Pepoli, primo Podestà, che
dotò la città di un reale strumento di controllo
della propria trasformazione: il piano regolatore, pubblicato nel
1927, su progetto dell'ing. bolognese Luigi Donzelli.
La città antica fu sopraffatta da un consistente e
progressivo numero di edifici che si sostituirono al precedente
tessuto urbano ritenuto fatiscente, senza tener conto della
stratificazione storica degli elementi.
L'idea di una nuova forma Urbis Fori Livii, da parte del
regime fascista, fu accompagnata da un'effettiva trasformazione
architettonica di parti della città. Architetti ed ingegneri
di grande rilevanza professionale, inviati dal potere centrale o
chiamati dagli stessi notabili forlivesi, giunsero a 'raschiare le
incrostazioni del tempo'.
I Conti imprenditori Orsi Mangelli, ad esempio, affidarono
all'architetto milanese Ariodante Bazzero la progettazione della
Palazzina Uffici del loro stabilimento industriale per la
produzione della seta artificiale e la ristrutturazione del loro
Palazzo di città, che fu ampliato e dotato di tutti i
moderni conforti.
I Marchesi Paulucci di Calboli imposero il loro architetto di
fiducia, il romano Florestano di Fausto, vero ideatore
dell'immagine di Predappio Nuova.
Il Grande Ufficiale del Regno, Manlio Morgagni, portò a
Forlì Aldo Zacchi, cesenate trasferito a Milano, per
realizzare il Padiglione Maternità e Infanzia all'ospedale
cittadino.
I veri artefici della nuova imago urbis forlivese furono
Cesare Bazzani, Cesare Valle, inviato dall'Ente Opera Nazionale
Balilla, e Gustavo Giovannoni, autorevole espressione italiana nel
campo dell'urbanistica e del restauro dei monumenti.
Tre sono le zone di Forlì in cui si possono ammirare
testimonianze del Razionalismo: Viale della Libertà, che
congiunge il Piazzale della Vittoria alla Stazione, Porta Ravaldino
e Centro Storico.
In ognuna di esse è possibile identificare alcuni fabbricati
di particolare rilevanza.
In Piazzale della Vittoria e lungo il Viale della Libertà si
ha la concentrazione maggiore di Palazzi di stile razionalista come
il
Collegio Aeronautico, originariamente destinato alla
preparazione dei giovani desiderosi di abbracciare l'arte del volo
e quella dell'ingegneria aeronautica.
L'edificio doveva essere composto, al tempo della sua ideazione nel
1934, da un Collegio di preparazione propedeutica all'Accademia
romana di educazione fisica e da un Collegio convitto per 250-300
allievi, progettato dall'ing. Cesare Valle su precise direttive di
Renato Ricci, Ministro delle Attività Statali.
I Palazzi gemelli, due edifici apparentemente simili, ma
differenti nelle parti interne e nella distribuzione funzionale,
che si attestano come nuova porta della città e fondale
scenografico al Monumento ai Caduti, costruiti sul luogo dove
sorgeva l'ottocentesca Barriera daziaria Vittorio
Emanuele.
Nel Centro Storico vale la pena citare il
Palazzo delle Poste (in Piazza Saffi), di impianto
rettangolare, con cortile interno, che permette l'illuminazione del
grande salone semicircolare per il pubblico, il
Palazzo di Giustizia, edificio completato nel 1969 a causa
degli eventi bellici, caratterizzato dall'utilizzo di materiali
poveri e da una bicromia della facciata e l'
ex Casa del Mutilato (via Maroncelli, 3) il cui Salone d'onore
ospita ora il Museo Storico.
A porta Ravaldino, nelle immediate vicinanze del Centro Storico,
ritroviamo l'
Asilo Santarelli, complesso progettato dall'ing. G. Savini,
articolato in tre blocchi che avvolgono una corte interna, chiusa
sul quarto lato da un basso portico ad archi. Infine e
l'
ex Scuola Elementare S. I. Mussolini, costruzione di aspetto
solido, caratterizzata dall'uso della pietra e del cotto.
Agli inizi degli anni trenta la vera
attrattiva di Castrocaro era il
Parco delle Terme, famoso per i suoi intrattenimenti e per la
lussureggiante vegetazione.
Per rinverdire i brulli colli circostanti fu realizzato il Bosco
Littorio con 1200 pioppi del Canada che furono messi a dimora
per 2 km lungo la vallata del Rio del Piano e dei Cozzi fino alle
sorgenti sulfuree della Bolga.
Su un'antica idea di Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, lo Stato
acquistò nel 1936 tutto il complesso termale e aprì
per le 'Regie Terme di Castrocaro' una nuova stagione di fasti, che
avrebbe costituito la fonte economica principale per il paese.
Tra il 1936 e il 1938, sotto la direzione dell'ing. Rosario
Pappalardo, fu costruito il nuovo Compendio Termale.
Castrocaro poteva finalmente competere non solo con le grandi
stazioni di cure italiane, ma anche con quelle straniere e ospitare
clientela internazionale 'distintissima'.
Le decorazioni pittoriche e ceramiche di tutti i nuovi fabbricati e
dei loro annessi furono affidate alla competenza della manifattura
Chini di Borgo San Lorenzo.
Il Grand Hotel servì spesso da foresteria per i gerarchi e
le personalità in attesa di essere ricevute dal Capo del
Governo nel castello delle Caminate.
Venendo da Forlì, all'entrata di Castrocaro, è
possibile ammirare , purtroppo solo esternamente, il
Palazzo Piancastelli, che attualmente ospita la Direzione delle
Terme. L'edificio fu costruito nel 1781 da Bartolomeo Conti e venne
completamente restaurato nel 1938.
Predappio Predappio costituisce una
dimostrazione dell'impegno di Benito Mussolini per valorizzare
i luoghi che gli diedero i natali e si presenta come vero e
proprio
Museo Urbano originale testimonianza degli stili urbanistici e
architettonici del Ventennio, ancor più valorizzato dagli
esperti di fama nazionale che diressero i lavori.
Predappio fu aggiunta alla lista degli abitati che dovevano
cambiare sito nel giugno del 1925; la nuova localizzazione fu
individuata a Dovìa sulla strada di fondovalle.
L'Ufficio Tecnico del Genio Civile di Forlì, guidato
dall'ing. Pietro Brasile impostò un piano, con una logica
ancora ottocentesca, che prevedeva come baricentri i due luoghi
fondamentali della vita del Duce: la
Casa Nativa Mussolini e Palazzo Varano, dove la madre, maestra
elementare, aveva svolto il suo insegnamento.
L'architetto Florestano Di Fausto, funzionario dell'Ufficio Casa
presso il Ministero degli Esteri, venne incaricato nel 1926 di
ridisegnare la nuova borgata: Di Fausto annullò i progetti
redatti dal Genio Civile di Forlì e considerò
Predappio come 'una borgata rurale' e tale doveva essere lo stile
proposto per le architetture del nuovo abitato.
La costruzione della chiesa di Sant'Antonio portò a
Predappio l'arch. Cesare Bazzani, Accademico d'Italia; dei suoi
progetti elaborati per il piccolo centro, tra cui quelli per il
Campo Sportivo, la Casa del Fascio e la Loggia del Fascismo, videro
la realizzazione solo la Chiesa madre e la sistemazione dell'area
centrale del Cimitero di San Cassiano. Arnaldo Fuzzi nella
progettazione della
Casa del Fascio e dell'Ospitalità utilizzò le
nuove tendenze stilistiche che caratterizzavano l'architettura
italiana contemporanea.
Diversamente, la Casa della G.I.L. progettata da Cesare
Valle, che era giunto in Romagna come alter ego di
Bazzani, sfuggì alla caratterizzazione architettonica
monumentale.
Alla fine del 1937 Predappio possedeva tutti i contenitori che
caratterizzavano la celebrazione del potere, funzionali al suo
ruolo di terra del mito delle origini.
Nel 1940 l'ing. Enrico de Angeli costruì la Villa
(attuale sede dell'Opera San Camillo) per Cesare Castelli,
direttore del locale
Stabilimento Aeronautico Caproni; l'edificio riproponeva il
fascino del 'moderno' attraverso soluzioni estranee fino a quel
momento alla cultura architettonica di Predappio.
A cura della Redazione di Turismo Forlivese, Piazza Saffi 8, 47121 Forlì - iat@comune.forli.fc.it - Tel. 0543 712362
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