Melozzo degli Ambrosi
Illustre personaggio forlivese. Grande pittore
del virtuosismo prospettico e d'illusione di spazi aperti tra
architetture dai colori ricchi e sgargianti e dalla grande
capacità di resa, quasi fotografica, dei volti.
La vita
Melozzo da Forlì nacque nel 1438 da Giacoma e Giuliano
degli Ambrosi di cui però non si sa l'occupazione. Tuttavia
gli studiosi sono concordi nel ritenere che la scelta di diventare
pittore rientrasse nel campo delle possibili specializzazioni
artigianali entro cui, per tradizione, si muoveva la famiglia.
Poco si sa di lui; si pensa che abbia visto le opere del Mantegna a
Padova e le pitture ferraresi. Nella Roma di Papa Sisto IV, dove
diviene pittore papale, lascia molti suoi capolavori: il grande
affresco dell'Ascensione di Cristo nell'abside della Chiesa dei SS.
Apostoli, un ritratto politico della corte papale nella Biblioteca
Vaticana, le prospettive di leggere architetture nella Biblioteca
Greca e affreschi a Palazzo Riario, oggi Altemps. L'assenza di suo
opere dalla Cappella Sistina, ha fatto pensare ad un allontanamento
del favore del Papa.
Con i suoi allievi dipinge solo una scena della Passione di Cristo
nella Sacrestia di S. Marco della Basilica della S. Casa a
Loreto.
Dopo un primo trasferimento ad Ancona, segue Girolamo Riario a
Forlì. Nella sua città vive il declino in
povertà; affresca la cupola della Chiesa distrutta di San
Giovanni Battista e, con l'allievo forlivese Marco Palmezzano, la
Cappella della famiglia Feo, dalla bellissima cupoletta, nella
Chiesa di San Girolamo, distrutta nel 1944 da un bombardamento.
Muore nel 1494.